RESTAURO


 

 

Il restauro delle opere che necessitavano di un intervento è stato curato da MARZIO MORI, perito delle Belle Arti di Perugia, restauratore e consulente tecnico del tribunale di Perugia


Quello che più colpisce trovandosi a tu per tu con l’opera di Edoardo Krumm è la percezione di un ambiente estremamente intimo e particolare in un contesto collettivo, dove l’interesse per l’animato così come per l’inanimato vengono riuniti sotto la stessa coltre della condizione umana. Una poetica connessa al suo tempo, e che trova fermento nello stesso rapporto, a volte sintetico tra l’individuo e gli oggetti quotidiani, altre volte analitico, tra l’uomo e il tessuto sociale che lo circonda. Una poetica che viene direttamente fissata sulla tela con i pennelli ed i colori, quegli smalti che non intendono ripensamenti ma che necessitano di una profonda conoscenza della tecnica e dell'animo umano che vanno a celebrare.

                                                                                        Marzio Mori

                                                                                                          Novembre 2020

Mori ha saputo riportare in vita la freschezza dell'Arte di Krumm, eliminando quella patina creatasi nel tempo e ridonando alle sue opere la luce originale che, a detta di Raffaele De Grada in una sua recensione dell'aprile 1992, rispecchia una "freschezza di un tempo tanto lontano.. e una gioventù figurativa (..)" 


SAGGIO CRITICO - MOSTRA ANTOLOGICA 29.04-11.05.2023

 

"Krumm si avvia nel suo percorso dell’arte partendo dall’Accademia di Brera sotto la guida sapiente del Palanti e del Campestrini, i quali propongono una pittura accademica di impronta realistica che si riallaccia a quel “ritorno all’ordine” in netta antitesi con le varie correnti che, sull’onda del dinamismo tecnologico della Roma del ventennio, sfociavano nella arte futurista, nell’aeropittura e poi nell’avanguardia. Questa base tradizionalista permetterà a Krumm di addentrarsi successivamente nelle varie tematiche caratteristiche del ‘900 da lui affrontate. Il dipinto “Corpi sinuosi” riassume in sé sia “Les demoiselles d’Avignon” di Picasso, sia le “Bagnanti” di Cézanne riunendo in una felice sintesi elementi cubisti ed impressionisti, ed è rappresentativo del grande impegno di Krumm nello studio dei grandi maestri. L’astrattismo, tappa obbligata degli artisti del Novecento, è utilizzato ancora una volta per comprendere lo spazio ed i volumi, descritti per mezzo del colore. Non è un caso che, in alcuni esempi, ritroviamo nell’astratto prefigurazioni di realismo. I temi dell’alienazione della società post-industriale affrontata con toni più cupi, passando per la serie delle botteghe e dei mestieri dove la luce si fa più accentuata, fino agli idilli delle campagne dove compaiono figure intente nei loro impegni quotidiani, ora compiuti mediante toni più luminosi, ci suggeriscono un ritorno alla semplicità della vita mediante la manualità e la natura. Quello che accomuna ogni sua opera è la ricerca dell’interiorità dell’uomo rapportata al contesto sociale, lavorativo e all’ambiente domestico in cui vive. C’è qualcosa di profondamente spirituale nella sua opera. Aldilà delle innumerevoli sollecitazioni che il ‘900 offriva, e che lui ha in parte indagato, è sempre presente in lui la ricerca che conduce nel profondo dell’essere umano. Questa ricerca sfocia anche nella produzione religiosa per le chiese.  Non affronta il mestiere aderendo a qualsivoglia manifesto d’intenti modernista, ma preferisce adottare un modo di sentire trasversale che non lo contamina in un senso piuttosto che in un altro. Un modo di percepire, leggere ed interpretare il quotidiano attingendo all’esperienza realistica, ma attraverso uno stile di durezza espressiva ed un’iconografia semplice: quella della figura umana che Krumm rende solenne. Anche gli oggetti della vita quotidiana diventano evocativi della condizione umana. Un elmo da minatore in un ambiente scarno e cupo ci rivela la dura fatica del lavoro in miniera, ma in quel momento l’elmo giace sul piano e l’uomo è libero dal fardello. Gli oggetti divengono dunque sintomo dell’essere umano. Il suo stile sembra accennato, perché Krumm affida al colore ed alla forma di descrivere lo stato d’animo. E direi che non è un caso la sua provenienza torinese, in quella città dove Felice Casorati aveva in precedenza contagiato i circoli culturali ed intellettuali, ed aveva aperto il suo studio ai giovani artisti, proponendo il suo concetto definito poi realismo magico, dove il colore e i volumi suggeriscono e fissano nel tempo un esatto stato d’animo, rendendolo solenne, monumentale. Dove la ricerca non è verso l’espressione di una figura, quanto verso l’impressione, verso il valore della forma, utilizzando il colore e la luce per definirne la plasticità e sottolineare la condizione di ciò che si va a rappresentare. Krumm va un po’ oltre aggiungendo alla solennità monumentale di quell’istante, una sorta di dinamismo che riconduce il rappresentato ad una forma di energia vitale la quale, però, non risulta mai frenetica, ma ponderata ai semplici gesti dell’istante che raffigura".                                                                                                                                                                   

Marzio Mori


"ARTE E CARATTERE" di Marzio Mori

2024

 

Caravaggio e Giordano Bruno a San Luigi de' Francesi. Un inedito documento pubblicato integralmente su “ARTE E CARATTERE” Marzio Mori, Volumnia Editrice Perugia.
Nell’inverno del 1600, in una Roma teatro dell'aspra tensione  generata della contesa religiosa, che fin dal secolo precedente dilania tutta l’Europa, la testimonianza di due percorsi umani paralleli che tra chiese e carceri, strade e palazzi, convergono entrambi a Campo de’ Fiori il giorno 17 di febbraio. Caravaggio svela il “De umbris idearum” (1582) di Giordano Bruno e occulta l'esecuzione della pena capitale inflitta al filosofo nolano, nella Vocazione e nel Martirio di San Matteo a San Luigi de’ Francesi, chiesa romana della nazione francese.
Un manoscritto firmato e datato Johannes Van Marburg, Roma 1630 (menzionato in una pubblicazione edita a Livorno nel 1972, la quale riporta quanto scoperto da Peter Ankeren e Aaron Hummel nel 1910), descrive la composizione originale, che oggi conosciamo grazie agli esami ai raggi x, della tela del martirio di San Matteo dipinta da Caravaggio a San Luigi de' Francesi, fornendo una interessante tesi sul perché fu poi cambiata. È molto diversa e non c'è traccia della nuvola e del ritratto di Caravaggio. Su questa versione Caravaggio dipinse successivamente quella conosciuta. Ma cosa succede tra la prima e la seconda versione? L'esecuzione della pena capitale di Giordano Bruno ebbe luogo a Roma il 17 febbraio 1600 e Caravaggio fu testimone della scena. Il 19 febbraio 1600 venne emesso ed esposto in Campo de' Fiori, la piazza romana dove avvenne il supplizio, l'avviso di esecuzione del filosofo: “Giovedì mattina in Campo di Fiore fu arso vivo quello scellerato frate Domenichino da Nola.. disse che sarebbe morto martire e volentieri, e che la sua anima sarebbe salita al cielo con quel fumo." Caravaggio non ha dipinto una nuvola ma quel fumo, e si è aggiunto nella scena come se fosse lì quel giorno.
Nel testo di Van Marburg, manoscritto sulle pagine di un messale romano conservato (almeno fino al 1910) nella chiesa della Madonna di Livorno, non compaiono i nomi degli attori o dei luoghi, i quali vengono intesi utilizzando descrizioni generiche, quasi occulte, poiché la Chiesa perseguirà per tutto il ‘600 la diffusione delle idee di Giordano Bruno come quelle di Galilei. Johannes Van Marburg fa parte di una famiglia di mercanti originari della città tedesca di Marburgo situata nella regione centrale dell'Assia, ricco territorio di produzione di frumento. Membri della Congregazione Olandese-Alemanna che si creò verso la fine del XVI secolo a Livorno, porto franco di spedizione per tutta l’Italia delle messi di grano e cereali provenienti dal nord Europa. A Roma Van Marburg conobbe lo scultore fiammingo Francois Duquesnoy in occasione dei funerali del mercante d’arte olandese Ferdinand Van de Eynde, imparentato con Brueghel e morto prematuramente a Roma nel 1630.

 

 

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